Prima della strage del Rapido 904, del 23 dicembre 1984, “mai Cosa nostra aveva fatto
ricorso ad attentati con modalità terroristiche che non fossero diretti a precisi obiettivi: appartenenti alla cosca avversa, pubblici funzionari, magistrati, servitori dello Stato, esponenti politici”. Lo ha detto il pm Angela Pietroiusti, durante la requisitoria in corso a Firenze. Imputato è Totò Riina, accusato di essere mandante della strage del Rapido 904. Uno degli obiettivi era “fare pressione sui propri referenti politici, i Salvo e Salvo Lima, per incidere sull’esito del maxiprocesso. Quello era ciò che più spaventava l’organizzazione, come dimostreranno le stragi del 1993: una volta che diventano definitive le condanne, continua l’attacco per costringere le istituzioni a venire a patti, lo Stato viene sottoposto a gravi ricatti. E’ un attacco frontale allo Stato”. “La strage del Rapido 904 avviene nel 1984 – ha ricordato il pm – quando c’è stato il pentimento di Tommaso Buscetta e ci sono stati i mandati di cattura di Falcone e Borsellino, che stanno istruendo il maxiprocesso”.
Concludo chiedendo la pena massima dell’ergastolo” per Totò Riina. Sono le richieste del pm Angela Pietroiusti al processo per la strage del Rapido 904, in corso a Firenze. “Si chiede la condanna non perché non poteva non sapere – ha spiegato -, perché era a capo dell’ organizzazione, ma perché Riina esercitava questo potere. Solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell’esplosivo. Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo”.
Fonte:Ansa
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