Non aveva accettato il trasferimento ad una nuova parrocchia nel quartiere della Venezia: sarebbe questo il motivo che ha spinto don Carlo Certosino, 54 anni, a togliersi la vita.
Lo hanno trovato nella tarda mattinata impiccato nella soffitta della parrocchia di San Simone ad Ardenza, dove aveva vissuto per quindici anni e che a giorni avrebbe dovuto lasciare. Un trasferimento che aveva portato il sacerdote, appoggiato dai parrocchiani, in rotta col vescovo Simone Giusti. Don Carlo ha lasciato un biglietto alla donna che si doveva occupare di chiudere la chiesa: “Sono in soffitta, chiama il 118 non voglio che mi trovi così”. “Ieri era molto giù – ha raccontato una parrocchiana all’ANSA – dopo la Messa abbiamo provato a contattarlo più volte, ma dipo averci detto che non aveva voglia di uscire non ha più risposto, poi ha spento il telefono”. Monsignor Giusti ha appreso la notizia da Bergamo, dove è impegnato con i responsabili dell’ufficio scuola della Diocesi. Il vescovo ha diffuso un pensiero in cui si definisce “stordito e stupito”. “Ora è nelle mani di Dio e quindi è in buone mani. Sono mani che conoscono la croce e la disperazione. A queste mani affidiamo il nostro fratello sacerdote. Preghiamo per lui, per i suoi familiari, per la Chiesa tutta di Livorno”.
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