Oggi parliamo del romanzo dell’autore fiorentino Leonardo Gori dal titolo “Non è tempo di morire” che il 26 luglio ,per la rassegna Giallo d’A-Mare, sarà presentato a Lido di Camaiore sul palco di Lido Cult
Leonardo Gori vive a Firenze. È autore del ciclo dei romanzi di Bruno Arcieri: prima capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine inquieto senior citizen negli anni Sessanta del Novecento. Il primo romanzo della serie è Nero di maggio, ambientato a Firenze nel 1938, cui sono seguiti Il passaggio, La finale, L’angelo del fango (Premio Scerbanenco 2005), Musica nera, Lo specchio nero, Il fiore d’oro (questi ultimi due scritti con Franco Cardini) e Il ritorno del colonnello Arcieri (2015). La serie di romanzi è in corso di riedizione in TEA. È anche autore di fortunati thriller storici e co-autore di importanti saggi sul fumetto e forme espressive correlate (illustrazione, cinema, disegno animato).
Milano, 1969: Bruno Arcieri indaga tra le macerie di piazza Fontana
È per fare un piacere a una vecchia amica, e cavare dai guai una giovane, che Bruno Arcieri, ormai ex colonnello dei Carabinieri e ritiratosi dal servizio attivo, accetta di andare a Milano proprio nei giorni immediatamente successivi alla strage di piazza Fontana. Insegue quella che gli pare un’illusione o forse soltanto la speranza di una figlia che non può rassegnarsi.
La città è sconvolta, e Arcieri, ricorrendo a vecchie conoscenze, indaga con discrezione sugli ultimi movimenti di una delle vittime. Piccoli indizi, un paio di incontri, qualche voce: a poco a poco da quella che sembrava un’idea bislacca prende corpo una traccia sempre più consistente, e Arcieri si trova a dover affrontare ancora i fantasmi di un passato che non vuole passare. E mentre comincia a intravedere la verità, suo malgrado la pista lo porta a una valigetta di documenti riservati…
Di nuovo toccherà a lui, vecchio servitore di uno Stato sempre meno comprensibile, e ormai sotto attacco, decidere se andare fino in fondo. Da solo, come sempre.
Per arrivare in piazza Fontana, con l’auto di servizio, ci misero dieci minuti. Il vicequestore Bianchi fermò la macchina quasi davanti alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Arcieri e i due poliziotti, stretti nei loro impermeabili chiari, passarono davanti a due guardie e superarono ciò che restava della porta d’ingresso. Entrarono nella grande sala circolare, teatro della carneficina.
Arcieri avvertì come prima cosa l’odore: calcinaccio e legno bruciato, misto a qualcosa che sapeva di morte. Ripensò, inevitabilmente, alle immagini di guerra: gli scavi nelle macerie dei palazzi abbattuti dalle bombe, le voragini nelle strade.
QUESTA L’INTERVISTA CON L’AUTORE LEONRADO GORI
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