Si spalmavano uno strato spesso di colla trasparente sulle mani prima di entrare in azione, per non lasciare impronte digitali: era questo il trucco usato da una banda di rapinatori accusata di diversi colpi in banca tra la Toscana e il Veneto. La polizia stamani ha eseguito tre arresti in carcere e tre ai domiciliari, mentre una settima persona è latitante.
Secondo le indagini della squadra mobile, gli indagati si spostavano dalla Sicilia con auto a noleggio e poi rientravano in pullman dopo i colpi. In sei mesi, tra giugno e dicembre scorsi, avrebbero compiuto almeno sette rapine (tra tentate e messe a segno) nelle province di Firenze, Venezia e Verona, con un bottino di 300mila di cui circa 90mila sono stati recuperati durante le indagini. Tre dei colpi sono avvenuti a Firenze in città, uno a Sesto. Il gruppo agiva senza armi, a volto scoperto: uno della banda restava fuori a fare da palo, per avvisare se fosse entrato qualche cliente, mentre gli altri chiudevano tutte le persone presenti in banca dentro una stanza. Il personale della banca, minacciato, veniva costretto ad aprire la cassaforte. La banda avrebbe avuto appoggi logistici sia a Firenze sia a Venezia, presso alcuni parenti che figurano tra gli indagati. Non parlavano mai direttamente tra loro prima dei colpi, e se lo facevano usavano telefoni intestati a prestanome o cabine telefoniche. Alcuni di loro si cambiavano informazioni attraverso le mogli. Le donne, anche loro indagate, non usavano mai i veri nomi dei mariti e parlavano in codice: “partire per andare a fare una rapina” era indicato con la frase “andare a fare le vacanze in montagna”.
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