Erano reclutate con l’inganno in Albania e poi costrette a prostituirsi nella periferia nord di Firenze: i carabinieri hanno sottoposto a fermo sette albanesi accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, mentre un ottavo è ricercato. I malviventi, secondo gli investigatori, intrecciavano relazioni sentimentali con le connazionali nel loro paese: poi, dopo il fidanzamento, le portavano in Italia per cercare lavoro, ma una volta a Firenze le costrigevano a prostituirsi, convincendole che serviva “per il bene della coppia”. In caso di rifiuto, tuttavia, arrivavano minacce e a volte anche vere e proprie violenze. Le giovani, di età tra i 19 e i 36 anni, si prostituivano in strada, oppure in uno dei due appartamenti a disposizione del gruppo criminale. Gli sfruttatori, oltre ad accompagnare le ragazze sul luogo di lavoro e rifornirle di cibo e vestiti, controllavano continuamente la loro attività. Le giovani dovevano inviare un sms all’inizio della prestazione e uno alla fine. In certi casi lasciavano addirittura il telefono in chiamata, in modo che gli aguzzini potessero sentire quello che accadeva. Tra le regole, il divieto di prestazioni a clienti albanesi: gli sfruttatori infatti temevano possibili relazioni sentimentali o che altri sfruttatori le portassero via. Durante le indagini, iniziate lo scorso novembre, i carabinieri hanno spiato l’attività del gruppo anche nascondendosi all’interno dei cantieri della tramvia, chiusi per la notte.
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