Venerdi 8 Giugno esce il nuovo lavoro di Luca Carboni: SPUTNIK
Un disco che arriva inaspettato, come una sorpresa, come un sogno, come una dedica, come un’ipotesi che si realizza. Perfetto come un tondo, come una palla, come un disco che gira, anzi, come una piccola sfera, come uno Sputnik. Capace di portarci idealmente e magicamente in orbita senza mai perdere di vista la terra, così bella vista da lassù, per dirla con Yuri Gagarin. E che possa essere, almeno per un po’, uno straordinario compagno di viaggio.
Tutto questo, e tanto altro, è SPUTNIK, il nuovo disco di Luca Carboni, dodicesimo album d’inediti della sua carriera. Un disco magicamente e splendidamente pop, e, come tutti i migliori dischi pop, compatto e luccicante visto da fuori almeno tanto quanto è pieno di riferimenti e strati al suo interno, capace con il primo singolo “Una grande festa” di volare subito alto e portare via tutti sulle ali di una canzone che celebra il pop reinventandolo. Un lavoro di grande sintesi – artistica, musicale, concettuale – e al tempo stesso aperto a sperimentazione, collaborazioni, citazioni e ironia e sottotraccia. Come un uno composto di tante facce, che proprio come uno Sputnik ha lunghe antenne per captare e trasmettere segnali.
Un perfetto oggetto pop, sintetizzato da un titolo – SPUTNIK – che è già da sé parola in grado di far viaggiare nel tempo, che sarà futuro o passato a seconda di chi lo pronuncerà: un titolo “futurista” che in realtà per le nuove generazioni probabilmente è solo un suono, un bel suono che forse può incuriosire… mentre le generazioni meno giovani possono comprendere la grande drammaticità ed allo stesso tempo la dimensione passionale e romantica che c’è dietro… il riferimento preciso, a tratti perfino nostalgico, al primo satellite mandato in orbita intorno alla terra dai sovietici, evento storico che spalancò la strada alle esplorazioni spaziali e che permise per la prima volta di catturare immagini del nostro pianeta visto dallo spazio.
Se il titolo è pop, come pop sono anche le illustrazioni in stile propaganda sovietica degli anni ’50/’60 realizzate dallo stesso Luca per l’artwork del disco, pop è anche il condensato artistico di questo lavoro. Musicalmente SPUTNIK è la naturale evoluzione della strada “electropop” intrapresa e sperimentata con il precedente “Pop up”, album che per molti versi di Carboni ha rappresentato l’inizio di una nuova fase artistica. Il nuovo disco si spinge addirittura oltre, per andare ad approfondire ancora di più il lavoro di elettronica realizzato con l’uso di synth, tastiere e programmazione, arrivando ad eliminare quasi del tutto le sonorità di chitarre sia elettriche che acustiche. Un percorso di scrittura e ricerca durato circa un anno, realizzato insieme al produttore Michele Canova che ha anche mixato l’intero disco e al maestro arrangiatore e tastierista Christian Rigano.
Il risultato è un album potente, diretto ed essenziale, un disco che si presenta come un album 100% Carboni, fatto di nove canzoni perfette che raccontano al meglio il suo sguardo, un disco che racconta l’oggi e lascia poco spazio a nostalgie passatiste, ma piuttosto si concentra sul presente e guarda con occhi aperti e la giusta vena di poesia il futuro. Un disco coeso che presenta a sorpresa un team di lavoro ampio, soprattutto sul fronte della scrittura dei brani che vedono Carboni al fianco di Calcutta (in “Io non voglio”), Giorgio Poi (in “Prima di partire”), Flavio Pardini in arte Gazzelle (in “L’alba”), oltre ad una delle coppie di autori protagoniste del nuovo pop italiano, quella composta da Daniele Coro e Federica Camba che insieme a Valerio Carboni firmano “Una grande festa”. Tornano anche autori già sperimentati come Alessandro Raina e Dario Faini per “Ogni cosa che tu guardi”.
Un album corale, quindi, nella gestazione, che però diventa splendidamente personale e nella realizzazione, in cui ancora più che nel precedente “Pop up” tutti i contributi e i linguaggi confluiscono nella “voce” e nella cifra artistica di Luca Carboni, una delle figure più originali e influenti della musica italiana.
Tutto questo e tanto altro dicevamo è SPUTNIK e il tanto altro lo raccontano i testi e le visioni di questo viaggio in nove puntate che inizia con una festa e finisce con il nostro bel pianeta visto dall’alto. Un disco non politico che come sempre succede con Luca Carboni rivela in sé un gesto politico, non fosse altro che l’amore incondizionato e colmo di stupore per questo piccolo pianeta perso nell’universo e visto per un attimo da fuori. Che poi è quello che la migliore musica riesce a fare con ciascuno di noi. Farci vedere per un attimo da fuori e farci sentire benedetti.
Fonte:Ufficio Stampa